Elena Devizzi, volontaria e presidente dell’associazione ci ha lasciato il 3 giugno 2019. La ricordiamo nelle parole del marito Claudio e di don Augusto

Elena al mare

Due date… domenica, 2 maggio 1976 – lunedì, 3 giugno 2019
Sì, Elenin
Siamo davvero arrivati alla “fine del viaggio”… come a fatica mi hai chiesto venerdì mattina con un filo di voce, in una pausa dalla morsa dei dolori.
Questa mattina presto, un’amica mi ha scritto:
“Elena nella sua vita ha viaggiato tantissimo, non porti, ma il cuore di uomini, donne e bambini… e non smetterà mai di viaggiare nel cuore dell’umanità”
Sì, è stato così!
Anche in questi tre mesi ultimi di sofferenza e fatica, non hai mai smesso di “viaggiare” nel cuore delle persone; il tuo desiderio di condivisione e relazione è continuato anche con infermieri e medici e con chi veniva a farti visita… un abbraccio stretto alla vita, il tuo; come un naufrago aggrappato allo scoglio, finchè le forze non ti hanno lasciato e costretta a lasciare la presa.
Sei vissuta così, sempre, con questa tensione forte per le persone.
Cosa resta di te in me, in noi… quali le tracce di te…
I libri aperti sul comodino con le pagine consumate dalle tue annotazioni a matite colorate (mozziconi di matite…)
I tuoi quaderni, fitti di parole-pensieri-progetti
La tua voce nel tuo lungo e paziente parlare al telefono ascoltando e rassicurando i cuori spezzati delle famiglie dei “tuoi” carcerati
Il tuo pensiero sempre inquieto e sempre un “passo avanti”… pensiero sempre pronto a trasformarsi in azione
La tua capacità di commuoverti, oppure indignarti, leggendo le pagine dei quotidiani
La tua passione educativa, sempre… la scuola, il cammino Scout, i giovani e i corridoi con le celle del carcere di Monza
La virtù dell’attenzione, leggendo e condividendo insieme le pagine dell’amata Simone Weil
La tua fede forte… sempre piena di dubbi e slanci
La tua capacità di capire tutto di me e dei ragazzi
Anna, Josi, Veronica… siate orgogliosi della vostra mamma Elena e di tutto quello che ci ha insegnato e ci ha lasciato!
E voglio ora ringraziare…
La dott.ssa Cinzia Martini, vero angelo custode per te e per noi,
gli infermieri Nicola, Nives, Carmen, Barbara, Ilaria, Arianna, Luigi e tutti… che ti hanno curato con professionalità, attenzione e soprattutto umanità fino all’ultimo tuo lieve respiro,
il dottor Carlo Battiston, un vero dono inatteso per te e anche per noi,
i fratelli e gli amici della “Comunità”,
i miei colleghi e l’amica Anna che mi hanno sostenuto nel lavoro lasciandomi il tempo per te,
e ringrazio tutti voi!
In ultimo, ringrazio del dono di tua sorella Paola, che è diventata per me, figlio unico, la mia “vera” sorella!
Ed ora, come dicono le parole dell’ultima canzone che abbiamo condiviso e che ho condiviso ieri sera con tanti amici, “mi hai davvero lasciato solo davanti al cielo, solo davanti a scuola… lo sai, mi riconosci… ho le scarpe piene di passi, le tasche pesanti piene di sassi, la faccia piena di schiaffi… ma gli occhi pieni di te… vienimi a prendere”
Che le stelle ti guidino sempre, Elenin, e la strada ti porti lontano…
Che la terra ti sia lieve e il cielo ti abbracci…
Tuo, Claudio
Gorgonzola, 5 giugno 2019

“È una storia già vista, due, forse tre volte. Prima con Gabriella, e poi con Donatella”.
È la reazione emotiva di una volontaria di Carcere Aperto, associazione che ha avuto per anni Presidente Elena e prima ancora Gabriella. Ma se la storia si ripete, non si ripetono le persone: ognuno è storia…
Nell’Associazione si raccoglie una domanda: perché ancora una volta, perché questa prova? C’e’ spazio per raccogliere i pensieri e le domande che portiamo dentro tutti. Nascono magari delle considerazioni un po’ amare: perché la sofferenza è così. Ma poi ci si accorge che quanto avviene in simili circostanze, quando sostiamo accanto al dolore di una persona, della famiglia, quando abbiamo il coraggio di guardare il volto di questa sofferenza ti accorgi che quanto accade non è mai sprecato e inutile. Nasconde un senso anche se non lo trovi immediatamente. Certamente c’è qualcosa che rende feconda la terra su cui abitiamo. E da questa terra nascono germogli di umanità. La nostra Associazione cresce così, non solo nell’ascolto della sofferenza dei detenuti, ma anche nell’accettazione della sofferenza dei nostri volontari. La nostra Associazione cresce in esperienza di umanità, non solo in competenza. Ed oggi è forse la cosa più bella. Germogli di umanità… Una umanità incontrata stando alla soglia. Elena incontrava le persone detenute nel loro ingresso, quando le cose sono più difficili: l’arresto, l’allontanamento da casa, le delusioni dei familiari, la vergogna, l’incertezza del futuro, la minacciosità dell’ambiente… Umanità incontrata stando sulla soglia… per rispetto. Sì, perché l’incontro con la persona in detenzione non può venire che così. Anche sulla soglia nascevano legami intensi: Elena sapeva prendersi in carico… Questo stare alla soglia ha caratterizzato il modo di affrontare da parte di Elena la sua malattia. Difficili momenti. Tormentati dalla domanda del perché, preoccupata dalla sofferenza di chi le era vicino.  Il tormento cresceva nel non riuscire ad affidarsi. Resistere, resistere… e si sforzava di resistere. Non di arrendersi.  Era paura? Magari. E chi può dire che non ci sia , in simili situazioni, paura?Ma con più verità c’era la voglia di vivere, consapevole, fino in fondo… Resistenza consapevole che la vita non può essere tutta spiegata. E li’ c’era la resa…La resa è avvenuta, finalmente si è consegnata, ha superato la soglia ed è entrata nel mistero della Vita. Noi siamo ancora fuori , chiediamo ad Elena di continuare ad accompagnarci. Con questo stile convinto, caparbio e silenzioso. L’Associazione la ringrazia, per quanto ha saputo donare, e in particolare per la competenza dimostrata in questi anni. Anche nella fatica non ha mai cessato di informarsi.  E noi siamo cresciuti. Se è aumentata l’umanità non è stato a scapito della competenza certamente sempre più qualificata. Grazie di cuore anche da parte dei detenuti di Monza.
don Augusto