I volontari dell’Associazione Carcere Aperto salutano commossi e riconoscenti Don Umberto Ghioni, morto il 4 Maggio in Biassono (Mi), la sua amata Parrocchia. È stato tra i soci fondatori, nel 1994, dell’Associazione; da allora non ha mai mancato l’appuntamento settimanale coi suoi “figli” della Casa Circondariale di Monza. Il ricordo affettuoso nelle parole di Sr. Maria Elia Colombo, la religiosa che, per tanti anni, ha condiviso con lui le cure della sezione.

Mi avvio per partecipare ai funerali di Don Umberto a Biassono. Mi attende una sorpresa: le strade vicino alla chiesa sono chiuse al traffico e tanta gente si avvia verso la Parrocchia.

Tanta gente è il dato che colpisce di più. Tanta gente in chiesa, sul piazzale nelle vie che confluiscono al punto di incontro. Gente formata da bambini, ragazzi, giovani, adulti e anche tanti sacerdoti, una folta schiera di chierichetti. Ma quello che colpisce di più è la preghiera che si leva incessante, la preghiera a Maria per Don Umberto, percorre le navate, il piazzale e le vie adiacenti. La gente veramente partecipa  a questo funerale, la gente vive questo funerale, la gente accompagna ogni momento di questo funerale con commozione e condivisione. Si sente che è una porzione di chiesa, unita al suo pastore, unita a Don Umberto che ha vissuto il suo essere prete in queste strade, vicino a loro, tanto vicino da conoscere personalmente le loro gioie, i loro affanni, le loro sofferenze.

Non è un addio di circostanza che si sta vivendo. Affatto. E’ un’esperienza religiosa, è la continuazione di un rapporto intessuto per anni, vivificato dalla fede.

La celebrazione eucaristica è sostanziata da questo: si vive insieme di fede come ha insegnato il loro parroco per lunghi anni, come lo ha ribadito nell’ultimo tempo della malattia, come lo ha scritto nel suo testamento spirituale. File interminabile alla comunione.

Poi il momento del commiato nei vari interventi. La commozione si fa palpabile quando il feretro attraversa la chiesa, sosta sulla porta e la sua gente lo saluta con un lungo applauso. Ma non è finita, una lunga fila di persone seguono la bara, ripercorrono le strade, lo accompagnano al cimitero. Quasi a ricambiare le infinite volte che Don Umberto lo ha fatto, per condividere il loro dolore.

È toccante questa lunga fila che si snoda, che non termina, che viene alimentata dalle persone ferme sui marciapiedi.  Non lo lasciano solo neppure in questo momento, come non lo hanno lasciato solo nella sofferenza e nella morte. La fede non ha intoppi condivide, insegue. Popolo di Dio vicino al suo pastore.

DON UMBERTO
Arrivavi accompagnato al cancello.
Ti avviavi  per l’entrata,
sottobraccio la tua cartella,
gonfia un po’ sformata.
Procedevi a passo lento, affaticato,
ma avevi sempre tempo
per chi hai incontrato.
Poi salivi e ti fermavi  al blindo
di ciascun carcerato.
Offrivi loro  quello che sei stato.
Il tuo sguardo buono,attento, mai negato.
Tanti ti chiedevano il perdono del Signore,
che tu donavi loro con amore vero, da prete sincero.
Li ho visti seguire la Messa  che celebravi,
tu davi loro il pane di vita, 
ma prima loro ti aiutavano a vestire i paramenti,
premurosi nei gesti, quasi figli, attenti.
Poi la malattia ti ha preso.
Non sei più passato per i corridoi,
ma loro, sono certa, sono passati,
ogni giorno nella tua preghiera.
Il tempo della malattia non è stato  tempo sprecato.
L’hai offerto, con i suoi dolori, a chi te l’ha donato,
per tutti coloro che nella vita ti hanno incontrato.
E prima di lasciarci hai sperimentato
il grande amore dei tuoi parrocchiani,
che soli non ti hanno lasciato,
giorno e notte ti hanno vegliato,
 fino al giorno dell’incontro,
in cui sei stato chiamato.
Poi il loro addio, a te che ormai silente stavi,
ma ricordavi loro, come un antico patriarca,
tutti i a valori che avevi donato.
A Dio, Don Umberto, prete semplice ed umile,
che nella bontà hai seminato a piene mani,
senza lasciare nulla d’intentato,
nei  solchi che Dio ti ha additato. A Dio!